Our Philosophy

La multimedialità non è più patrimonio di una ristretta cerchia di tecnici che si occupano d’informatica. La multimedialità è uno degli strumenti con cui l’informatica ha invaso prepotentemente la vita di molte persone

Dall’interesse per le tecnologie multimediali e dalla necessità di riproporre gli elementi storico-artistici che hanno arricchito l’Italia è nata l’idea di farne il mio lavoro.

Non bisogna pensare che il multimedia sia solo il produrre dei video o post sui social. Si tratta di un modo di pensare; la multimedialità può essere utilizzata ad esempio come integrazione della comunicazione e della conoscenza nel lavoro e nello studio (è noto che per rendere più partecipi gli studenti le lezioni dinamiche sono migliori perché ci si sente più partecipi e si è spronati ad approfondire l’argomento).

La pandemia, la DAD, l’impossibilità di muoversi hanno creato un incremento della domanda di conoscenza e di cultura nella società. Oggi le istituzioni culturali devono essere in grado anche di diffondere, a quante più persone possibile e in tempi relativamente brevi, le informazioni e le conoscenze di cui dispongono. Naturalmente le difficoltà hanno un nesso molto stretto con la mole di materiale con cui in Italia abbiamo a che fare e che è sconosciuta in altri paesi.

Le tecnologie multimediali, la digitalizzazione in genere, possono funzionare da catalizzatore e creare nuovo lavoro. Nella situazione attuale la multimedialità può rendere fruibili anche quelle opere per le quali il solo essere esposte può costituire un pericolo (ad esempio materiale antico come libri, tele o affreschi). Digitalizzando queste opere, mettendo a contorno commenti e spiegazioni, magari organizzate per gradi di conoscenza o facendo spiegando il contesto storico nel quale l’opera è stata realizzata, è possibile mettere a disposizione di una moltitudine di utenti, in ogni parte del pianeta, quella singola opera quelle precise informazioni ad essa relative.

Il professor Francesco Antinucci, storico dell’arte, in un’intervista ha affermato che le tecnologie multimediali ed i beni culturali sono molto vicini perché hanno come punto cruciale l’immagine e possono essere d’aiuto sia dal punto di vista educativo, perché permette di localizzare le opere nel contesto storico e culturale, sia dal punto di vista del restauro perché si possono effettuare tante analisi senza andare a toccare direttamente l’opera.

Certo, la multimedialità non può e non deve rappresentare una alternativa alla visione dell’opera originale. Lo scopo deve essere diverso. La multimedialità è lo strumento con cui le informazioni riguardanti un’opera, il clima storico e culturale in cui tale è maturata, le informazioni sull’artista che l’ha ideata e realizzata possono essere diffuse in modo più veloce, capillare, può invogliare, può stuzzicare anche chi non conosce l’arte. La multimedialità è lo strumento che stimola la crescita di domanda culturale e rende più visibile e approfondito tutto ciò che ruota intorno all’arte. Sarà, però, sempre il contatto diretto, quasi fisico, tra l’opera e il visitatore ad innescare quella serie di sensazioni, suggestioni, ed emozioni che la multimedialità non può raggiungere.

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