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RICOSTRUZIONE DELLA FISIONOMIA SECENTESCA

BIBLIOTECA CIVICA “ROMOLO SPEZIOLI” DI FERMO

E’ ormai decennale il lavoro che si sta svolgendo per la ricostruzione della fisionomia originaria della Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo.

Il progetto è di ampio respiro culturale, dato che l’operazione avviata intende restituire la fisionomia di una biblioteca che, nel Seicento, nasce, è voluta ed è conseguentemente strutturata come PUBBLICA e si inserisce pertanto a buon diritto nel novero delle felici esperienze di biblioteche pubbliche aperte alla comunità cittadina che il XVII secolo ha regalato all’Italia e all’Europa.

I pilastri su cui si fonda il progetto sono lo studio del primo catalogo redatto in biblioteca, datato 1706, e la rilevazione, direttamente sui volumi, dei dati di esemplare. 

Avere a disposizione, integro, il catalogo più antico redatto, rappresenta una importante e rara opportunità: tenuto conto che la Biblioteca viene inaugurata –nella Sala oggi denominata del Mappamondo– nel 1688, un catalogo redatto dopo poco più di 15 anni, per altro da un bibliotecario stipendiato come fu quello voluto da Romolo Spezioli come condizione sine qua non per la sua prima donazione libraria alla Città, rappresenta uno strumento quanto mai autorevole per documentarne le origini e costituisce, anzi, l’unico strumento catalografico -stanti i successivi rimaneggiamenti delle collezioni e l’ottocentesco riallestimento dei fondi per formato a seguito dei massicci incameramenti post unitari- cui affidarsi per vedersi restituire la Biblioteca così come era stata concettualmente concepita.

Il catalogo, articolato in ben settantaquattro classi, quasi tutte tematiche cui se ne aggiungono poche formali, ci offre, a detta di Alfredo Serrai che ebbe modo di studiarlo nel dettaglio, uno schema classificatorio poderoso e di prim’ordine.

Grazie alle ricognizioni compiute sull’intero fondo antico della Biblioteca, disseminato nelle sale e nei depositi, è stato poi possibile individuare un dato d’esemplare che ha costituito la chiave di volta del lavoro intrapreso: in base a corposi riscontri a campione si è verificato che una tipologia di antica segnatura alfanumerica manoscritta sul dorso, caratterizzata da una riga orizzontale nera che separa le due righe che la costituiscono, è apposta soltanto su volumi che sono elencati nel catalogo del 1706 e che, soprattutto, essa coincide con la segnatura apposta, presumibilmente dallo stesso primo bibliotecario assunto – Nicola Cordella– accanto ai volumi elencati nel catalogo medesimo.

Da lì il passo concettuale è stato breve e questa tipologia di segnatura è divenuta lo strumento, complementare al catalogo del 1706, per guidare l’operazione di ricostruzione del posseduto precedente a tale data, di identificazione degli autori, delle opere e, per i testi a stampa, delle edizioni sommariamente elencate nel catalogo stesso, nonché di riscontro della presenza degli esemplari originari nella mappa bibliografica attuale del fondo antico.

Questa mostra virtuale presenta, per exempla, il frutto principale della ricerca svolta, da cui deriva e trae poi  sostanza il resto delle azioni progettuali: essa ricostruisce infatti per la prima volta -nell’ordine in cui oggi, finalmente, sappiamo si articolassero nella Sala del Mappamondo le classi tematiche e formali descritte dal catalogo del 1706- la collocazione fisica dei libri che facevano parte del patrimonio originario della Biblioteca, proponendo, in rappresentanza di ciascuna delle settantaquattro classi, uno degli esemplari che vi afferisce, scelto tra i numerosi tuttora conservati in Biblioteca.

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