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I Bacini Ceramici della Chiesa di San Rocco

La piccola chiesa dedicata a San Rocco è posta a chiusura dell’omonima via che parte dalla piazza della Fortezza. Fu costruita attorno al Duecento in stile romanico e presenta una semplicissima facciata a capanna, unica parte superstite di questo periodo. Alcuni segni dell’epoca medievale rimangono nelle parte alta delle pareti un tempo percorse da monofore di cui sono visibili alcune impronte nel tessuto a mattoni. Su una bifora gotica si erge il campanile a vela con la sua cuspide.

Nella facciata sia il rosone sia il portale furono aggiunti più tardi così come l’interno, molto luminoso ed elegante, fu più volte rimaneggiato fino all’attuale aspetto deciso nel Settecento e conservato nel restauro di fine Ottocento.

Fu la prima chiesa ad essere costruita dentro la cinta muraria di Acquaviva Picena, ma la sua particolarità risiede nei bacini ceramici posti nella parte superiore della facciata. Una merlatura di raffinati archetti ciechi segue lo spiovente del tetto e protegge i sei bacini rimasti incastonati. In origine dovevano essere 12, ma spoliazioni, usura del tempo e rifacimenti hanno decretato la loro scomparsa.

I bacini ceramici sono piatti, ciotole, scodelle di uso domestico che a cavallo tra XIII e XIV secolo iniziano ad essere impiegati come ornamenti delle architetture romaniche. La patria di questo tipo di decorazione è Pisa con i suoi dintorni che per prima utilizza i bacini per abbellire, dare luce e colore alle monocromatiche architetture romaniche fatte di pietra o mattoni.

Questo nuovo metodo decorativo è spiegato molto bene da Giovan Battista Passeri nell’Istoria delle pitture in maiolica fatte a Pesaro e né luoghi circonvicini dove descrive come nel periodo romanico fosse abitudine “adornare i frontespizi delle chiese con dei bacini di terra colorata ed invecchiata assai bene, che facevano un bel vedere raccogliendo nel concavo i raggi del sole e riflettendoli con molta vaghezza”.

All’inizio del XIII secolo questi pezzi provengono quasi tutti dagli scambi commerciali con il Nord Africa, la Spagna araba e la Sicilia; costano meno di pietre, gemme, metalli e marmi e riescono ad impreziosire le facciate e gli interni degli edifici soprattutto religiosi. Si è anche ipotizzato che l’abitudine di inserire questi bacini, nati nel mondo musulmano, sia da ricondurre alla volontà di esporre bottini di guerra in segno di supremazia sugli infedeli.

L’uso di questi oggetti è sempre più di moda, ma, dal Trecento, iniziano ad essere prodotti nelle botteghe locali preferendo le immagini cristiane come il pesce, le foglie disposte a croce, il cervo, tutti elementi che richiamano la simbologia biblica.

Nei bacini di San Rocco predomina il colore rosso-mattone su fondo chiaro con elementi simbolici del cristianesimo: la spina di pesce, il timone, la scritta “Inri”, mentre l’intreccio di forme geometriche richiamano ancora i sentori arabi.

Quelli di San Rocco risalgono a questo secondo periodo e provengono probabilmente dal Sud d’Italia, dalla Sicilia o dalla Puglia quest’ultima nota per la pregevole produzione ceramica di Lucera che inaugura la nuova tecnica della protomaiolica.

Non va però dimenticato che nella vicinissima Ascoli Piceno sono presenti molti bacini realizzati nelle botteghe della città già a fine Trecento. Anche queste seguono le mode decorative dell’epoca e utilizzano i bacini come ornamento delle tante chiese cittadine come San Venanzio, San Tommaso, Santa Maria Inter Vineas, Santa Maria delle Donne, Sant’Agostino, San Francesco, Sant’ Angelo Magno, San Giacomo e San Pietro in Castello. Oggi molti di questi bacini sono esposti nelle sale del Museo dell’Arte Ceramica (https://www.ascolimusei.it/siti-museali/museo-dellarte-ceramica/). Ascoli Piceno assieme ad Urbino, Urbania, Pesaro, Fabriano saranno i grandi centri di produzione della maiolica nei secoli appena successivi.

Sebbene siano stati ancora poco studiati, nel territorio marchigiano si trovano numerosi esempi di bacini ceramici sopravvissuti fino a noi e concentrati soprattutto nel sud della regione: Torre di Palme, Montalto delle Marche, Sarnano, Tolentino, Colmurano, Recanati, Petritoli, Fermo, Ascoli Piceno, e poi, in maniera minore, ma non meno interessanti se ne trovano a Pesaro, Fano, Chiaravalle e Ancona.

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