#: locale=it ## Tour ### Description tour.description = Palazzetto Baviera - il Palazzo delle Meraviglie ### Title tour.name = Palazzetto Baviera ## Skin ### Button Button_03D37B27_0C7A_63B3_41A1_89572D8C8762.label = HOUSE INFO Button_18126A3F_1663_8BEF_41A4_B0EDA1A5F4E3.label = BOOK NOW Button_1CA392FC_0C0A_2295_41A3_18DEA65FB6AD.label = DOVE SIAMO Button_1CA392FC_0C0A_2295_41A3_18DEA65FB6AD_mobile.label = DOVE SIAMO Button_1EBF3282_0C0A_1D6D_4190_52FC7F8C00A5.label = DETTAGLI Button_1EBF3282_0C0A_1D6D_4190_52FC7F8C00A5_mobile.label = DETTAGLI Button_1FDDCF4A_0C0A_23FD_417A_1C14E098FDFD.label = STANZE Button_1FDDCF4A_0C0A_23FD_417A_1C14E098FDFD_mobile.label = STANZE Button_1FE4B611_0C0A_256F_418E_EA27E66F8360.label = MAPPA Button_1FE4B611_0C0A_256F_418E_EA27E66F8360_mobile.label = MAPPA Button_3134B29C_3F46_1D37_41C3_C581179B205C_mobile.label = CREDITS Button_33E0F47E_11C1_A20D_419F_BB809AD89259.label = CREDITS ### Multiline Text HTMLText_18127A3F_1663_8BEF_4175_B0DF8CE38BFE.html =
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Palazzetto Baviera


Via Ottorino Manni, 1
60019 Senigallia aN


Per informazioni:
Tel. +39 071 6629350


I.A.T. - UFFICIO INFORMAZIONI ACCOGLIENZA TURISTICA


Via Manni, 7
60019 Senigallia (AN) Italy
Tel. +39 071 7922725
iat.senigallia@regione.marche.it



Music Track: Long Calming Piano Background
By: DS Productions
https://www.youtube.com/watch?v=duWhDWRSWZ8
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La decorazione della sala è composta da dodici episodi tratti dai primi dieci libri della Storia di Roma di Tito Livio, inseriti in lunette la cui estremità superiore si ripiega in volute laterali. Gli stucchi del Brandani rivelano una forte aderenza alla narrazione liviana, secondo una netta organizzazione simmetrica tra le due pareti lunghe della sala.
Le scene rappresentate possono infatti essere suddivise in un preciso schema narrativo, secondo cui gli episodi alle estremità vedono protagoniste alcune celebri eroine della storia romana, mentre negli episodi centrali sono raffigurati momenti di virtù collettiva.
Nella parete d’ingresso sono infatti raffigurati Virginia, Orazio Coclite sul ponte Sublicio e Clelia che fugge dall’accampamento di Porsenna, cui corrispondono, sulla parete opposta, L’incontro delle matrone con Coriolano, lo Scontro tra Romani e Galli presso il fiume Allia e Le Vestali che portano in salvo le suppellettili sacre.
La presenza, in posizione preminente, di episodi afferenti allo scontro con i Galli rivelano la precisa volontà dell’artista di inserire un chiaro riferimento alla storia e alle origini dell’antica Sena Gallica.
La narrazione prosegue lungo le pareti minori della sala con la raffigurazione degli Orazi e Curiazi, Marco Curzio che si getta nella voragine e una scena di Prostrazione di fronte ad un vincitore; sul lato opposto, compaiono invece Furio Camillo che arringa il popolo, La partenza di Lucio Bruto contro i Tarquini ed il celebre episodio di Muzio Scevola.
Nella volta della sala, sono collocati medaglioni con l’effige di alcune figure allegoriche, a coronamento degli episodi parietali. In corrispondenza della parete d’ingresso si incontrano la raffigurazione di Marte, di Diana e della Temperanza; sulla parete opposta compaiono l’Abbondanza, Febo e Saturno. Nei medaglioni delle pareti minori sono invece raffigurate le allegorie della Fortezza, Giustizia e Prudenza, cui corrispondono, sul lato opposto, le effigi di Giove, Venere e Mercurio.
Il fulcro della decorazione è rappresentato dall’ovale centrale, in cui è raffigurata la splendida allegoria della Carità, plasmata sui prototipi del classicismo della maniera romana, precedentemente sperimentati dal Brandani nella Villa di Giulio II. Attorno ad esso, sono invece raffigurate le personificazioni della Grammatica, nell’atto di trascrivere un testo, della Pittura, mentre delinea l’anatomia di una figura sulla tavola, dell’Architettura, che regge nella mano sinistra un capitello e nella destra l’attributo della squadra, e dell’Astronomia, con gli occhi rivolti al cielo, il libro aperto ed un astrolabio sferico sotto l’avambraccio.
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Il terzo ambiente, è la stanza principale di rappresentanza del Palazzetto, ove vengono narrati gli episodi della guerra di Troia.
La decorazione del soffitto, molto articolata dal punto di vista iconografico per i molteplici significati simbolici sottesi, è costituita da ventuno scene suddivise in quattordici lunette, disposte alla base della volta, due medaglioni al centro delle pareti lunghe, quattro ovali angolari ed un riquadro centrale, che rappresenta una scena di caccia.
Tale tema, caro alla tradizione figurativa rinascimentale, stabilisce un diretto contatto con le numerose raffigurazioni venatorie presenti in fregi e i sarcofagi di epoca classica. Le lunette laterali sono sormontate da un’iscrizione in greco che illustra l’episodio sottostante, mentre i medaglioni e gli ovali recano l’iscrizione all’interno della scena rappresentata. Alcune iscrizioni sono tratte dai celebri poemi omerici dell’Iliade, da cui sono tratti sei versi, e dell’Odissea, cui è possibile ricondurre tre citazioni; le altre iscrizioni costituiscono invece una traduzione greca di episodi tratti da Virgilio ed una riproduce un verso delle Troiane di Euripide.
La narrazione ha inizio con la lunetta d’angolo, posizionata all’estrema sinistra della parete d’ingresso, raffigurante Il giudizio di Paride per poi proseguire in senso antiorario con la fronte rivolta alla scena, con l’episodio del Ratto di Elena, Chiamò l’esercito in Assemblea, Presso i telai maneggiando la spola sonora, Arrivo dei Greci sulla spiaggia di Troia, Tese le bianche braccia intorno al figlio suo caro, da Ettore ucciso giaceva il prode Protesialo, Morte di Ettore, Achille fora i tendini di Ettore, Morte di Achille, Opposizione di Laooconte e lEspugnazione di Troia, ognuna di esse accompagnata dal verso didascalico che consente di decodificarne l’iconografia.
Tutti gli episodi che si svolgono lungo le pareti trovano il loro epilogo nel dramma finale raffigurato negli ovali del soffitto, in cui compaiono le scene dell’Uscita dei Greci dal cavallo, la Distruzione di Troia, la Fuga di Enea e la Morte di Priamo.
I due medaglioni, disposti ai lati del riquadro centrale, rappresentano invece due soggetti strettamente legati al destino di Troia e, dunque, all’epilogo della storia: il Laooconte ed il Furto del Palladio.
D’altra parte, la presenza, in posizione frontale rispetto all’ingresso della sala, della Fuga di Enea, raffigurato nel celebre atto di abbandonare la città in fiamme portando l’anziano padre sulle spalle, costituisce un fondamentale preludio alla fondazione di Roma, tema iconografico che si dipana nelle sale successive.
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La prima sala da cui prende avvio il ciclo è quella dell’Antico Testamento, unica stanza di argomento religioso, in cui compaiono episodi tratti dal Libro della Genesi e dell’Esodo, evidenziando il tema della storia della salvezza dell’umanità.
La presenza di tali soggetti, ha indotto ad ipotizzare che questo ambiente dovesse ospitare, in origine, la cappella privata della famiglia.
Il soffitto della sala è suddiviso in quindici parti decorate a stucco, incardinate nel rettangolo centrale, raffigurante l’episodio della Creazione dell’Universo. La scena è scandita in tre momenti principali:
- al centro è raffigurata la creazione degli animali e delle piante;
- sulla sinistra la creazione dell’uomo e della donna e, più in alto, quella delle montagne, dell’acqua e del sole;
- sulla destra compare la tentazione, ai piedi dell’albero proibito, di Adamo ed Eva da parte del serpente antropomorfo.
Il riquadro è circondato da quattro ovali, due dei quali incentrati sulla caduta dell’uomo, con la raffigurazione della Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso e del tragico episodio di Caino e Abele; fanno da cornice sei quadrati mistilinei nei quali si snoda la narrazione secondo il principio dell’eterno cammino dell’umanità verso Dio, con le scene raffiguranti il Diluvio universale, la Torre di Babele, la Vocazione di Abramo, la Guida di Mosè, l’Esodo dal deserto alla Terra Promessa ed il Salvatore. Nei quattro raccordi angolari sono infine raffigurati Mosè che riceve le tavole dei Dieci Comandamenti, Abramo visitato dagli Angeli, La piaga delle rane ed il mirabile Sacrificio di Isacco.
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Un monumentale “libro”, aperto sui soffitti del Palazzetto Baviera, racconta storie, vicende e miti nei quali la civiltà rinascimentale si riconosceva.
Il ciclo decorativo a stucco delle volte dei sei ambienti del piano nobile del palazzo è considerato il capolavoro del plasticatore urbinate Federico Brandani: si distingue, infatti, per grandiosità e bellezza, configurandosi come un viaggio ideale che percorre la storia dell’umanità, dagli episodi tratti dalle Sacre Scritture nella Sala dell’Antico Testamento, a quelli mitologici per la Sala delle fatiche di Ercole, passando per le imprese desunte dall’epica nella Sala di Ilio, sino ai fatti narrati nella Sala della Roma Repubblicana e nella Sala della Roma Imperiale. Una mescolanza disinvolta, dunque, di temi sacri e profani, tra umano e divino, secondo la visione dell’uomo rinascimentale, per il quale classicità e cristianità erano strettamente legati attraverso un complesso sistema di rimandi allegorici.
Pur non esistendo una chiave di lettura univoca del ciclo, permane infatti un forte carattere narrativo, che non si risolve mai in puro decorativismo nonostante siano ancora evidenti sia l’originaria policromia degli stucchi che la sfarzosità dei motivi delle cornici, tratti dal vasto repertorio della classicità.
Del resto, per quanto il ciclo degli stucchi di Palazzetto Baviera sia emblema della tradizione tardo-rinascimentale in cui si assiste ad una progressiva perdita di unitarietà dei cicli decorativi, è evidente in questo caso che i singoli episodi assurgano ad exempla da cui poter trarre insegnamento.
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Il tema iconografico sviluppato nella seconda sala è quello delle dodici fatiche di Ercole.
La decorazione plastica prevede il libero accostamento di sei scene principali affiancate da altrettanti episodi minori.
Il racconto mitologico si svolge, dunque, all’interno delle lunette parietali, tre per ogni lato, che accolgono le varie imprese dell’eroe senza seguire il canonico ordine riferito da Apollodoro. Le scene rappresentate nelle lunette partendo dalla numero uno della pianta che visualizzate sul vostro dispositivo sono: Il cinghiale Erimanzio, Il leone Nemeo, Ercole uccide il drago a guardia del giardino delle Esperidi, Ercole soffoca Anteo, L’idra di Lerna, Deianira, Ercole uccide Caco, Il toro cretese, Ercole fila la lana, Ercole regge il mondo sulle spalle, La cattura di Cerbero, Ercole porta le colonne. Al di sopra di ogni lunetta, sono inserite, all’interno di ovali, le raffigurazioni di numerose allegorie: la Prudenza, una Figura allegorica che scaglia una freccia al cielo, la Sapienza, la Dialettica, l’Abbondanza, la Fede, la Temperanza, Leda e il cigno, l’Architettura, la Grammatica, la Speranza ed una Figura allegorica ammantata. Tuttavia, non è possibile stabilire una diretta corrispondenza tra gli episodi rappresentati nelle lunette e le personificazioni allegoriche.
La decorazione del soffitto è invece composta da un ovale centrale in cui è effigiata la personificazione della Madre Terra, simbolo dell’abbondanza e preludio fondamentale alle allegorie delle stagioni che si dispongono attorno: l’Inverno la Primavera, l’Estate e l’Autunno.
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Lungo le pareti sotto al portico del cortile potete osservare alcune delle lapidi che facevano parte della collezione della Famiglia Baviera.
Questa, infatti, nel corso dei secoli, ebbe numerosi personaggi illustri, prelati e cavalieri specie nel XVIII secolo quando si distinse Giangiuseppe Baviera che frequentando la corte pontificia acquistò sul mercato antiquario romano numerose epigrafi antiche per ornare le pareti del cortile interno del Palazzetto e dello scalone di un altro palazzo nelle prossimità.
Della raccolta epigrafica originaria, composta da ben 126 lapidi, come testimonia la relazione dell’erudito osimano Aurelio Guarnieri Ottoni del 1783, restano solo 19 lapidi principalmente di carattere funerario, sia romane che di età cristiana.
Il Palazzetto Baviera nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni ma non ha perso il fascino di un tempo, conservando l’eleganza delle linee rinascimentali, benché i lavori di ristrutturazione avvenuti dopo il rovinoso terremoto del 1930, abbiano compromesso la lettura dei prospetti.
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Entrando dal portone principale si accede al cortile interno circondato da un portico colonnato con finestre scandite da semplici lesene.
Il cortile è probabilmente reso indispensabile per salvaguardare la vita privata della Famiglia dal momento che la costruzione si affaccia su una piazza di uso militare.
Il legame con la famiglia ducale continuò con il discendente Giuseppe Baviera (1530-1591), l’esponente più illuminato della famiglia, colui che seppe far rivivere i fasti della corte ducale a Senigallia, circondandosi di uomini di lettere e artisti di chiara fama.
A Giuseppe Baviera fu affidato l’incarico di far prosciugare le così dette “saline”, ovvero la zona paludosa a sud della città. L’avvenimento fu di tale rilevanza che probabilmente venne celebrato anche nel blasone di famiglia con un segno grafico a griglia fino ad allora assente, lo stesso che si può ancora ammirare negli stemmi della vera da pozzo, all’interno del palazzo.
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Benvenuti a Palazzetto Baviera, questo è l’unico palazzo rimasto della famiglia Baviera, di nobili origini germaniche, che si stabilì a Savona sul finire del Quattrocento. Giovan Giacomo Baviera si imparentò con la potente famiglia dei Della Rovere, sposando la zia di Giovanni della Rovere, nipote di Papa Sisto IV.
Fu proprio Papa Sisto IV nel 1474 a nominare il nipote Giovanni della Rovere Signore di Senigallia. Prima che il giovane Signore giungesse a Senigallia, il Papa invitò lo stesso Giovan Giacomo Baviera a prendere possesso della Rocca in nome del nipote.
Il Palazzetto ha l’architettura tipica di una costruzione quattrocentesca, così severa ed armoniosa insieme da suscitare l’ipotesi che possa essere uno dei tanti edifici che, secondo un contemporaneo, Baccio Pontelli disegna per Senigallia.
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La Sala, che prende nome dal ciclo decorativo raffigurante le gesta degli imperatori dell’antica Roma, presenta, al centro della decorazione del soffitto, due ovali affrontati raffiguranti l’Allegoria della Fede, con le mani giunte e lo sguardo rivolto al cielo, e l’Allegoria della Vittoria alata, raffigurata con i tradizionali attributi della palma e della corona d’alloro.
La peculiare posizione di preminenza delle due allegorie palesa la concezione della vita dell’uomo del pieno rinascimento che, per la sua piena realizzazione, doveva distinguersi nei valori afferenti alla sfera terrena e spirituale.
D’altro canto, l’analisi dell’intero ciclo decorativo induce ad ipotizzare la conoscenza diretta del Brandani, negli anni della sua formazione giovanile, dei maggiori capolavori dell’antichità presenti a Roma, dalla maestosa colonna traianea alla ieratica statua equestre di Marco Aurelio, collocata proprio in quel torno d’anni, su progetto del Buonarroti, in Campidoglio.
Attorno ai due ovali centrali si possono raggruppare, tre per parte, sei esagoni mistilinei che raffigurano, in senso orario a partire dalla scena posta a sinistra dell’ovale raffigurante la Fede, l’Adlocutio dell’Imperatore alle truppe, l’Imperatore a cavallo a testa dell’esercito e la Vittoria che sancisce la pace tra l’Imperatore ed il popolo nemico. La decorazione prosegue con l’esagono che raffigura la Concessione di benefici da parte dell’Imperatore, l’Incontro dell’Imperatore a Cavallo e l’episodio dell’Imperatore che giura davanti al fuoco.
La decorazione del soffitto sembra dunque essere distribuita secondo un’organizzazione speculare rispetto ad un asse centrale imperniato sulle due allegorie presenti negli ovali, chiara allusione all’importanza del valore della fede senza la quale non si può raggiungere, nel mondo terreno, una piena vittoria.
Si deve ipotizzare che la sala, in origine, fosse priva della vistosa apertura lungo la parete maggiore, probabilmente risalente ai lavori di ristrutturazione seguiti al drammatico evento sismico del 1930, e che vi si accedesse tramite il Camerino della Vittoria, seguendo l’asse preferenziale d’ingresso a tutti gli ambienti.
Le pareti della sala sono decorate da dieci lunette istoriate e sei piccoli ovali con allegorie.
Di fronte all’osservatore si presentano, lungo la parete minore opposta al varco del camerino della Vittoria, la lunetta che raffigura l’Imperatore che concede un beneficio ad uno schiavo, l’ovale con l’effige della Fortuna e la lunetta dell’Imperatore che domina sulla personificazione delle tre Province di Dacia, Mesopotamia e Arabia settentrionale.
Lungo la parete maggiore di destra compare invece la lunetta con la Pace tra l’Imperatore ed il popolo nemico, l’ovale con l’effigie di una Vestale, la lunetta con la Vittoria che guida l’Imperatore a cavallo, un secondo ovale con la personificazione della Vittoria alata ed, infine, la lunetta con l’Imperatore tra le divinità.
Lungo la parete corta, alle spalle di chi entra, è invece raffigurata La liberazione di un prigioniero da parte dell’Imperatore, l’ovale con la rappresentazione della Dea Minerva e l’Imperatore nel concilio degli Dei.
Sulla parete maggiore di sinistra è presente una lunetta con due figure allegoriche che richiamano l’abbondanza, l’ovale con l’Allegoria della Fortezza, la lunetta con l’Imperatore a cavallo che sembra riproporre la stessa posa della statua equestre di Marco Aurelio, il secondo ovale con la personificazione della Vittoria e la lunetta raffigurante una scena di sacrificio, il Suovetaurilia che chiude la narrazione riportando, sulla base dell’ara, l’iscrizione 1566, data di conclusione dell’intero ciclo decorativo.
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Anche la sala minore del complesso, così denominata dal motivo effigiato nel riquadro principale del soffitto, presenta una ricca decorazione in stucco realizzata dal Brandani con l’aiuto della sua bottega. Tale ambiente, destinato ad uso di anticucina in seguito al sisma del 1930, risulta essere, ad oggi, il più problematico sia dal punto di vista conservativo che per l’individuazione dell’originaria funzione.
In alcuni studi critici, è stata avanzata l’ipotesi che, proprio in questo piccolo ambiente, potesse essere individuata la cappella privata del palazzo. Tuttavia, la tematica mitologica del ciclo e l’assenza delle decorazione a stucco lungo le pareti inducono ad ipotizzare che tale spazio potesse essere occupato da mobili, scaffalature e cassettiere per la conservazione di libri e l’esposizione di oggetti preziosi collezionati dal Baviera nell’ambiente più intimo e raccolto della sua abitazione privata, sulla scia della Wunderkammer dei più nobili uomini del rinascimento.
Per quanto concerne la decorazione a stucco del soffitto, nonostante i vistosi rifacimenti, permane un’alta qualità nella rappresentazione del comparto centrale che raffigura una maestosa Vittoria alata, armata del pilum, piccolo giavellotto d’epoca romana.
Ai lati, compaiono due lunghi riquadri decorati con un elegante fregio a girali d’acanto.
Nelle pareti minori, sono invece presenti quattro ovali angolari, sistemati due per parte, ed altri due partimenti quadrati con la raffigurazione di figure allegoriche.
Sulla parete opposta all’ingresso, compare, sulla destra, l’ovale con Giove, il quadro centrale con una Figura allegorica femminile ed un secondo ovale con Mercurio che trasporta Bacco bambino.
Lungo il lato corto opposto, sono invece presenti l’ovale con Ares, il riquadro centrale che raffigura Leda ed il cigno e l’ovale con la raffigurazione di Mercurio.
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