IL GRUPPO MISA
DA CAVALLI A GIACOMELLI
OPERE SCELTE DALLA COLLEZIONE CIVICA
Nel 1954 Giuseppe Cavalli fonda a Senigallia l’associazione Fotografica Misa, prendendo il nome del fiume che taglia in due la città. La Misa non aveva un manifesto programmatico, nasceva dalla costola de La Bussola (fondata da Cavalli, Finazzi, Vender, Leiss, Veronesi, Milano 1947), e in qualche modo ne svolgeva il ruolo di filtro per la ricerca di giovani talenti. La bussola – e il nome non è casuale – doveva essere d’orientamento nel caos del mondo delle immagini, verso una Fotografia come Arte.
Nell’Italia degli anni Cinquanta, la riflessione sul “cosa è la fotografia?” si concretizzava sia in una miriade di associazioni fotoamatoriali che si esprimevano attraverso i concorsi fotografici, sia nelle diverse realtà culturali come il centro per la Cultura nella Fotografia di Fermo di Luigi Crocenzi, il Gruppo Friulano per un aNuova Fotografia di Spilimbergo di Itali Zannier, l’impegno nell’educazione visiva nell’ambito della fotografia di Antonio Arcari, il Circolo di Pescara di Giuseppe Moder, Il Circolo Fotografico Milanese di Pietro Donezelli, la Fototeca della Biblioteca Civica di Sesto S. Giovanni di Tranquillo Casiraghi, etc.
Le regolari riunioni e discussioni, gli articoli sulle riviste specializzate («Ferrania», «Rivista Fotografica», «Camera»), la pubblicazione da parte dell’Istituto di Arti Grafiche di Bergamo della collana Immagini di Finazzi, la nutrita partecipazione ai concorsi nazionali, la curatela di mostre internazionali: questo era l’impegno dei bussolanti, la cui spinta accendeva (non senza attriti) gli animi della Misa, per offrire, dopo il tragico uso propagandistico della fotografia fascista, un’alternativa al verismo, per non far arenare la fotografia italiana nell’illusoria ricerca della “verità oggettiva”, tra il neorealismo e la neonata fotografia scandalistica. Ma il divario tra realismo e lirismo che in quegli anni divideva gli animi, nella realtà dei fatti non era così netto e accoglieva notevoli sfumature, e Giacomelli in un’intervista di Enzo Carli nel 1988 sente di dover difendere il suo maestro chiarendo:
“Sembra che Cavalli orientasse tutti i suoi interessi verso un tipo di fotografia lirica e odiasse tutto quello che è reportage, ma io che gli ero vicino sapevo che quel che odiava era semplicemente ciò che è facile, troppo realistico senza partecipazione”, e chiude; “Per comunicare con l’immagine non si intende la sola trasmissione dei fatti ma anche gli stati d’animo, le sensazioni, il tuo intervento, la tua partecipazione”.
Nella visione crociana di cavalli di fotografia come figurazione interiore, “le immagini esistono solo nelle anime che le creano” e si presentano in forma poetica, che non teme di infrangere lo stereotipo e di fondersi con il reale. Giacomelli fece su questo insegnamento, superando il maestro nella rottura degli schemi, nella creazione di un linguaggio tutto suo, superando i confini geografici rivelandosi al mondo intero.
Che fortuna che l’Avv, Giuseppe Cavalli si sia fermato per caso nella ridente cittadina balneare di Senigallia quell’estate del 1938 trasferendovisi di lì a poco. Perché da lì, a catena, nel ’49 conobbe Ferruccio Ferroni, che ne l ’50 gli presentava Adriano Malfagia e Silvio Pellegrini; nel ’52 da Firenze arriva Vincenzo Balocchi con i suoi allievi Paolo Bocci, Piergiorgio Barnzi e Alfredo Camisa; nel ’53 subentrano i senigalliesi Bice de Nobili e Mario Giacomelli, e Lisa Ricasoli da Firenze. E vista la naturalezza con cui si era andando formando il gruppo intorno a Cavalli, questo nel dicembre del ’53 costituì l’Associazione Fotografica Misa, registrandola il 1 gennaio 1954 al FIAF, per rinnovare la visione della Fotografia dall’interno di quel fervente mondo amatoriale. Nel maggio del ’54 erano soci anche Bruno Bulzacchi da Vicenza, Francesco Giovannini, Luciano ferri e Giulio Parmigiani da Balogna, Giuseppe Moder e Bruno Simoncelli da Pescara; intorno al ’55 si iscrissero il senigalliese Riccardo Gambelli, Guelfo Marzola e Sandro Rota da Milano, Giovanni Salani da Firenze, Alessandro Novaro da Pescara, Pio baldo Camici da Firenze, Giorgio Cantelli da Bologna. Nino Migliori strinse amicizia con alcuni membri del gruppo, conobbe l’Avv. Cavalli nel ’56, ma non entrò a far parte della Misa.
Dall’insieme delle opere qui esposte emerge una grande compattezza e connessione, un flusso continuo, come fotogrammi di un unico sogno, forme di moti inconsci, una realtà interiorizzata, vissuta, partecipata, “più reale del reale”, diceva Giacomelli. Immagini provenienti dalla preziosa Collezione Civica del Comune di Senigallia, che con esse conserva una fetta di storia della Fotografia italiana. La coerenza che lega tra logo le immagini in mostra è il frutto dell’assidua e sentita riflessione su quella magica Arte chiamata Fotografia che l’Avv. Cavalli portò a Senigallia e nel Gruppo Misa.
Katiuscia Bioni GIacomelli
Archivi Mario Giacomelli