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ERIBERTO GUIDI – Sconfinamenti fotografici

“Eriberto Guidi. Sconfinamenti fotografici”  è il titolo dell’esposizione che il Comune di Fermo dedica al grande fotografo fermano Eriberto Guidi.

La mostra fotografica, a cura di Lisa Calabrese e Simona Guerra, è stata promossa dal Comune di Fermo in collaborazione con Regione Marche, Sistema Museo, Musei di Fermo, Giornate di Fotografia e il Centro Studi Osvaldo Licini. Inaugurata il  25 ottobre 2020 è stata sospesa a novembre in seguito alle disposizioni del governo in materia di sicurezza Covid, ma da martedì 16 febbraio 2021 sarà di nuovo visitabile, presso lo spazio espositivo Terminal Mario Dondero a Fermo.

“Esprimo la soddisfazione per questa doverosa iniziativa della Città verso Eriberto Guidi – ha dichiarato il Sindaco Paolo Calcinaro – era un dovere, ma per Fermo questo periodo sarà molto importante per il tributo all’arte di Guidi. L’invito è a scoprire la mostra, come farò anche personalmente appena possibile. Un ringraziamento al settore cultura, all’assessore Micol Lanzidei ma anche alla famiglia di Eriberto Guidi con cui siamo sempre stati in contatto per la proposizione di questo importante momento”.

“Un’esposizione che costituisce un grande privilegio per Fermo – ha detto l’assessore alla cultura Micol Lanzidei – allestita in uno spazio che è nato proprio con l’idea di raccogliere la tradizione fotografica contemporanea della città di cui Guidi è senza dubbio un autorevole ed illustre rappresentante. Grazie al suo lavoro il mondo ha potuto conoscere il territorio marchigiano che anche noi oggi, grazie a questo importante contributo, abbiamo la possibilità di vedere con altri occhi: quegli stessi occhi che per Guidi sono stati maestri. Ringrazio la Regione Marche, Sistema Museo, Musei di Fermo, le curatrici, il Centro Studi Licini, la famiglia Guidi ed il collega Francesco Trasatti per il lavoro propedeutico svolto nel precedente mandato per questa mostra”.

LA MOSTRA

Eriberto Guidi (Fermo 1930-2016) è riconosciuto come uno fra i fotografi più apprezzati della Storia della fotografia Italiana. I suoi paesaggi e i racconti fotografici con cui ha saputo distinguersi sono stati pubblicati ed esposti in molti luoghi del mondo e hanno fatto conoscere il territorio marchigiano al mondo.

La mostra comprende più di 80 opere – molte delle quali inedite – e parte dalle origini per ricostruire i percorsi di ricerca che hanno portato Guidi ad esiti decisamente arditi. Oltre ai suoi lavori più celebri in banco e nero è infatti in mostra una parte della sua produzione a colori. Si tratta di sperimentazioni visive capaci di gettare una nuova luce sul lavoro di Guidi e di un colore che non ci si aspetta, e che in questa mostra quasi deflagra sulle pareti mostrando un modo di vedere il paesaggio molto solare e gioioso.

L’autore che emerge è un vero sperimentatore; potremmo quasi affermare che egli è il Nino Migliori delle Marche: un autore che si è sempre fatto guidare dalla curiosità, dalla voglia di misurarsi con il gesto del fotografare andando oltre l’immagine. Lo ha fatto per gran parte della sua vita, ma a differenza del noto autore emiliano, Guidi ha tenuto per sé molto di tale percorso; lo ha goduto privatamente, facendosi solo sporadicamente tentare dalla gioia di condividere le sue meraviglie con gli altri.

Undici le sezioni che raccontano con taglio storico/didattico il percorso e che aiutano il visitatore a leggere l’opera dell’autore all’interno del contesto storico che egli ha vissuto.

Fra i molti autorevoli nomi che hanno scritto di lui riportiamo le parole del critico Giuseppe Turroni che così si esprime: “A Eriberto Guidi non mi stancherò mai di dire grazie per un racconto molto bello e alto, “La Novizia” storia di una monaca venuta dalla campagna. Un miracolo di invenzione; la vera fotografia. Ciò che la letteratura e cinema non potranno mai dare, perché in letteratura siamo a Diderot e a Piovene, nel cinema a Bresson ma qui è un affare sorgivo, immediato: il Sogno, l’idea di una cosa, son cosa essi stessi, nascono dalla realtà, dalla evidenza del segno della nostra vita. Guardo di questa ragazza di campagna il volto, i suoi familiari. Mi invade uno struggimento, penso a Papa Giovanni. Guardate un po’ che scherzi giocano le belle fotografie”.

Scrivono le curatrici: “Eriberto Guidi è stato un autore alquanto riconosciuto in vita. Il suo lavoro, spesso avvicinato a quello di Luigi Crocenzi, lo ha reso noto anche fuori dai confini nazionali grazie alla sua ricerca innovativa sul Racconto fotografico, alla bellezza delle sue opere e al loro valore artistico. Tuttavia entrando nel suo archivio ci siamo rese subito conto di quanto quel che egli ha pubblicato negli anni sia in realtà molto poco rispetto al lavoro che non conosciamo ancora di lui.

Cercando documenti, ricreando connessioni, attraverso le nostre ricerche abbiamo capito in che misura la fotografia fosse per lui una questione molto più intima e privata di quanto si possa pensare. Parliamo infatti di un artista che per suo temperamento non ha mai ostentato la lunga ricerca condotta sull’arte fotografica. Al contrario, con il passare del tempo, egli ha, lentamente, sempre più preferito vivere la sua sperimentazione in modo discreto e ritirato; lontano – quanto egli lo ha reputato necessario – dal chiacchiericcio e dalla “moda” della fotografia.

Il tesoro dell’archivio di Eriberto è straordinariamente ricco, articolato, vario. Dalle opere ai carteggi, dai libri ai numerosi riconoscimenti e premi, il materiale storico abbonda e parla di rapporti importanti. Le lettere riportano firme di intellettuali, poeti, artisti, ovviamente anche fotografi che sono la cartina tornasole di una vita culturale di spessore, ricca e stimolante, come del resto è stata tutta la sua esistenza.”

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